Amici dello Scrambler | Club Ufficiale Ducati di Moto Storiche
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SCRAMBLER TOUR 2004 SPAGNA
    5 -20 luglio 2004
    Testi di: Ombretta Paola Tagliaferri

Cos'è la Spagna? Costas dalle spiagge lunghe e sabbiose, la meseta un tavolato di orizzonti sconfinati come le distese di grano e di girasoli in Navarra e Castilla La Mancha, le infinite distese di vigneti nella Rioja,l’aspra sierra nevada in Andalusia, un affascinante entroterra da scoprire costellato di villaggi nei quali, il tempo, sembra essersi fermato al Medioevo; antiche città dalle vecchie viuzze tortuose che cedono improvvisamente il passoad ardite opere di architettura moderna, il grande e molto ben conservato, patrimonio artistico ed architettonico della Spagna, fiestas pittoresche e la movida (vita notturna) animata da gente dai modi informali ed amichevoli, amante del divertimento.

Smontiamo pedane e marmitte alle moto e le carichiamo nel furgone. I nostri drivers Maurizio, Gianluca e Valentino le porteranno a Barcellona, il resto dell’equipaggio raggiungerà la città catalana in aereo.

All’aeroporto di Venezia il primo inconveniente. Alberto che si sente al 100% “ragazzo dell’Europa” vuole imbarcarsi esibendo, come documento d’espatrio, la carta d’identità. Insiste, ma….. ahi ahi ahi, non viene accettato. Non gli resta che tornare a casa, recuperare il passaporto e, il giorno seguente, raggiungerci a Saragoza 2° tappa del nostro itinerario. Noi intanto arriviamo a Barcellona dove, in albergo, troviamo i nostri efficientissimi drivers già alle prese con il rimontaggio delle moto. In breve è tutto a posto, domani si comincia!!!!

Ci alziamo di buon ora pronti “a muovere” ma subito ci rendiamo conto che in Spagna “di buon ora” sono almeno le 9.00 del mattino. Prima è difficile trovare un locale aperto dove far colazione. Lasciamo Barcellona seguendo per un tratto la Costa Brava che ci regala degli scorci veramente suggestivi. Ma la colazione? Vogliamo subito assumere gli usi della popolazione locale e quindi ci concediamo una sosta in un localino (ben ombreggiato perché intanto la temperatura sale) per “almorzare” (merenda del mattino), praticamente un pasto! E che buono!!!!

Riprendendo la strada verso l’interno (Aragona centrale) ci addentriamo in un paesaggio di colline ricoperte di grano dorato punteggiato di rossi papaveri. Le strade sono “superstrade” anche dove non te lo aspetteresti, ed incontriamo cantieri aperti per grandi lavori ovunque. Intere colline sono state sbancate per addolcire idislivelli e spianare le curve.

E noi??? Sta a vedere che oggi non si fa una “piega” !!!

Sostiamo per una breve visita ad un antico monastero spinti, più che dal fervore religioso o dall’interesse architettonico, dalla ricerca spasmodica di un posto all’ombra. C’è chi dice 30 chi 35, ma la verità è che si sfiorano i 40° all’ombra.

La nostra meta è Saragoza e, al tramonto, la città ci appare al centro di una vasta e fertile piana, adagiata sulla riva destra dell’Ebro dove si specchia la sua immensa cattedrale. Una città vivace e moderna che ciispirerebbe per dare inizio alla “movida” ma…..che stanchezza!!!! E se cominciassimo domani?

Lasciamo Saragoza e ci dirigiamo verso la Castilla–La Manca attraversando colline che ci consentono qualche “pieguccia”. Il paesaggio ci avvince con il suo susseguirsi di concrezioni rocciose dai colori rosati, ai piedi delle quali, sono ridossati piccoli sonnolenti villaggi. Si avvicendano campi di grano maturo ed altri di messi ancora verdi, delimitati da fossi costellati della più straordinaria varietà di fiori selvatici. Ruderi di antichi manieri sorgono sulla sommità di spoglie colline e, greggi di pecore accalcate procedono, al suono dei campanacci, sul terreno riarso dei viottoli sollevano alte nuvole di polvere.

Arriviamo a Pastrana, il “pueblos” dove pernotteremo, che il sole è ancora alto e niente, ci potrebbe sembrare più alettante, della piscina che scopriamo esserci sul tetto dell’accogliente “hostal” che ci ospita. Rinvigoriti usciamo a visitare questo tranquillo borgo medioevale dove, il tempo sembra essersi fermato. La vasta e gradevole “Plaza de la Hora”, ombreggiata da acacie e su cui si affaccia l’imponente Palacio Ducal, al tramonto si affolla di persone che bevono “cerveza” (birra) spizzicando “tapas” (spuntini). E noi? Imitiamo! Accompagnando, come vuole la tradizione, ogni piatto di “tabla” (tapas assortite) con un bel boccale di birra. Ma la movida??? Qui non c’è! Ma l’atmosfera, l’ottima cena e la buona birra ci bastano. Cominceremo domani!!!

Partendo da Pastrana ed addentrandoci sempre più nella Mancha, targhe, cartelli, insegne di bar e ristoranti ci ricordano che siamo nella terra di Don Chisciotte il folle e idealista cavaliere manchego.

Visitiamo il quattrocentesco e molto ben conservato Castello di Belmonte che, dall’alto di una collina, con le sue sei torri circolari, domina imponente l’abitato circostante. Proseguiamo quindi per El Toboso graziosa cittadina, patria di Dulcinea, dove, nella piazza principale non può mancare il monumento a Don Chisciotte e alla sua amata. Arriviamo poi a Campo de la Criptana lì, dove Don Chisciotte, pensò di poter dare battaglia scambiando per nemici i mulini a vento che sono l’attrattiva principale di questo paesaggio, per il resto poco affascinante e infuocato dal sole di mezzogiorno. E sarà il sole, sarà il caldo, sarà la “fata morgana” sui campi all’orizzonte, in sella alle nostre moto, non certo omologhe all’oggi, ci sentiamo un po’ Don Chisciotte anche noi, ma ci guardiamo bene dall’affrontare i mulini a vento, a noi basta affrontare ad ogni sosta la pedivella della messa in moto, sperando con questo caldo, di non dover sudare troppo!

Raggiungiamo Almagro, una cittadina ben meritevole di una visita, lo è in special modo la fascinosa Plaza Mayor, dagli edifici verde scuro di un inaspettato stile teutonico, circondata da portici, realmente suggestiva alle luci della sera.Alloggiamo in un Hospederia (pensione), un ex enorme convento quattrocentesco, dove per trovare le stanze, piuttosto spartane, ci vorrebbe una mappa! Il patio ci accoglie con la sua frescura e una cerveza ci rimette al mondo.

Oggi la nostra meta è Cordoba raggiungibile con due percorsi, uno più corto “superstrada-nientepieghe” l’altro più lungo “stradinadissestata-conpieghe” guardiamo il sole che già scalda parecchio, siamo divisi tra il desiderio di “piegare” e la poca voglia di “rosolare”. La cosa crea dissenso fra i sostenitori delle due teorie. Alfine si vota! Vince la superstrada. Forse perchè sono le 10 del mattino e ci saranno già 30°.

La superstrada si distende in un anonimo paesaggio di campagna che si prolunga all’infinito abbellito, di tanto in tanto, da splendide coltivazioni di olivi…..che noia!

Gianluca non ce la fa più! Ferma il gruppo, consulta rapidamente la cartina, e nel tratto di strada rimasta, scova un percorso alternativo “con pieghe”. Pieghe??? Si devia! Peccato che il fondo stradale sia un vero disastro e mette tutti a dura prova,ma il bel paesaggio selvoso e relativamente fresco, ci ricompensa.

Arriviamo a Cordoba, una città provinciale e sofisticata al tempo stesso, adagiata su un’ansa del Rio Guadalquivir. Abbiamo solo poche ore per visitarla e perderci nel labirinto di strette viuzze dell’antica e affascinante città medioevale, dichiarata Patrimonio dell’Umanità, godere del fresco invitante degli splendidi “patios” grondanti di foglie e di fiori, una vera oasi di pace. Ceniamo ai tavoli all’aperto di un ristorante sulla animata Plaza del Potro e notiamo che i nostri scrambler parcheggiati vengono molto ammirati, la targa italiana suscita un ragguardevole stupore. Questa piazza anticamente era luogo di ritrovo per commercianti, viaggiatori e avventurieri e noi… ci sentiamo a nostro agio!!!

Lasciamo la cittàe ci dirigiamo ad ovest per visitare la Medina Azahara situata in una suggestiva posizione nella cornice della campagna di Cordoba. A tutt’oggi dell’antica città ne è stato riportato alla luce meno di un decimo ma, nonostante questo, la Medina Azahara riesce ad esercitare un forte fascino sui visitatori. Riprendiamo la strada sotto il sole cocente addentrandoci in Andalusia. E’ questa la patria del flamenco, dello sherry e di alcune delle più grandi e spettacolari feste del paese, il cuore delle corride e la casa della chitarra. Dimenticheremo definitivamente il verde dei campi sostituito dai più svariati toni dell’ocra interrotto dal bianco abbacinante delle abitazioni adornate da buganvillee dai colori “esuberanti” come questo paesaggio e come il popolo Andaluso.

Arriviamo a Siviglia la meravigliosa capitale dell’Andalusia, una delle più affascinanti (a mio modesto parere: la più affascinante) città della Spagna. Nessuno può restare insensibile alla sua atmosfera unica, elegante ed altera, e che mantiene in ogni suo angolo l’antico incanto del suo sontuoso passato. Qui sì che c’è la movida! In questa città densa d’atmosfera tirar tardi in una calda serata mescolandosi tra la folla festosa è un’esperienza indimenticabile. E poi, vogliamo spendere una parola sulla cucina? Non saremo venuti in Spagna per mangiare ma....che delizia!!!

Come descrivere la città? La Plaza de Espana,l’Alcazar, la Cattedrale, la Giralda, il Barrio di Santa Cruz che nella Siviglia medioevale era la Juderia oggi è un labirinto di pittoresche stradine tortuose ed incantevoli plazas alberate; e poi il centro intorno al quale ruota la movimentata vita cittadina.

L’Andalusia ha colpito il cuore (a coppie coniche) dei nostri compagni di avventura cheaccettano volentieri di allontanarsi dalle moto e fermarsi più a lungo a Siviglia quindi, su suggerimento di Valentino, ne andiamo a scoprire i dintorni.

Lasciamo la strada principale per un polveroso viottolo di campagna fiancheggiato da enormi eucalipti che sembra non portare da nessuna parte, quando improvvisamente, dietro ad una curva, ci appare una sensazionale stazioneferroviaria da “Far West”. La tettoia in ferro, le finestre polverose, l’orologio sul muro fermo ad un’ora di chissà quando, la cisterna dell’acqua alta e un po’ sbilenca sul traliccio di ferro arrugginito. Che posto!!!! Vediamo banditi dal viso coperto che inseguono i treni a cavallo,saloon, sparatorie, carri di pionieri, cow boy che fan guadare fiumi impetuosi a mandrie di mucche spaventate e leimmancabili padelle coi fagioli a sfrigolare sul fuoco……. forse è meglio togliersi dal sole che qui è forte e…..ehm….. meglio proseguire.

Se scegli un percorso alternativo e sei fortunato puoi scoprire angoli incantevoli. Oggi sembra sia il nostro giorno. Dopo la stazione eccoci di fronte ad una fattoria dove si allevano stupendi cavalli andalusi che sembra uscita da una puntata di Zorro. La è Mexico… qui è Spagna… ma è uguale!!!!

Parcheggiamo i nostri di “cavalli” il più silenziosamente possibile e ci accostiamo ai recinti. Che animali stupendi! Incuriositi si avvicinano e per nulla intimoriti si lasciano accarezzare sul muso. Dal giardino della casa esce una signora dall’aspetto più inglese che andaluso accompagnata da due enormi cani Leon bergeres dall’aria feroce ma dal carattere dolcissimo, ci invita gentilissima a visitare la fattoria e a dissetarci all’ombra del giardino. Scambiamo qualche chiacchiera, qualcuno ammira i cavalli, altri si riposano all’ombra, io faccio foto, Valentino riprende con la telecamera, Gianluca, come sempre, presta la sua opera di meccanico-manutentore per chi ne ha bisogno, Andrea, come sempre, lucida la moto, anzi, forse la “satina”, visto il bel dito di polvere che abbiamo raccolto sulla strada bianca.

Un po’ a malincuore lasciamo la frescura del luogo per rimetterci in strada e raggiungere El Rocìo. All’ingresso del paese sembra di essere nuovamente sul set di un film western. Le strade sabbiose costeggiate da file di case con verande ricoperte di frasche e che sembrano disabitate, sono segnate da impronte di zoccoli e diversi cavalli sono “parcheggiati”, accanto alle auto, fuori dai locali. Il cuore del villaggio è rappresentato da l’Ermita del Rocìo la chiesa che custodisce la venerata Virgen del Rocìo visitata da folle di fedeli. Il luogo non è una città fantasma, ma gran parte delle abitazioni appartengono alle circa 90 confraternite di pellegrini che una volta all’anno convergono a El Rocìo in occasione della Romeria (pellegrinaggio) un culto festoso che richiama gente da ogni angolo della Spagna.

Un luogo magico, incredibilmente affascinante, come è affascinante, ma per niente facile, girare per il paese con le moto che sprofondano nello spesso strato di sabbia morbida!!!

Lasciamo El Rocìo per dirigersi al Parco nazionale di Donana. Ne costeggiamo unicamente per qualche chilometro il perimetro, visto che la visita va prenotata con largo anticipo e, inoltre, il parco è un’oasi naturalistica con dune e acquitrini e non un “gran bel crossodromo” come suggerisce qualcuno del gruppo. Ci spostiamo verso la costa sotto il sole a picco sognando un bel bagno in mare, ma vedere come gli alberghi-grattacieli e la cementificazione che, difficilmente potrebbero offrire un contrasto maggiore con la natura selvaggia e incontaminata di Donana, hanno deturpato questo tratto di costa selvaggia, ci fa passare la poesia e neppure ci avviciniamo alla spiaggia. Amareggiati dobbiamo consolarci e, degustare un piatto di frittura di pesce e una cerveza all’ombra del patio di un localino, ci dà una mano.

Torniamo a Siviglia al tramonto e non ci stupiamo quando vediamo che il termometro di un tabellone stradale segna 47°. Stasera paella e movida per salutare Andrea che rientra in Italia e accogliere Abramo e Laura che continueranno con noi il viaggio.

Lasciamo Siviglia per dirigerci verso Ronda, attraversando piacevoli colline ricoperte di enormi girasoli. La moto di Gianluca “sputa” una parte della marmitta e ci costringe ad una caccia al tesoro lungo il fossato che fiancheggia la strada fittamente ricoperto di fiori, ma siamo fortunati, il pezzo è presto rimontato, si riparte e siamo a Ronda all’ora di pranzo. L’antica città araba che conserva le caratteristiche tipiche della Medina e la nuova Ronda, sorgono su entrambi i lati della spettacolare gola, profonda 100 m., chiamata El Tajo, attraversata dal settecentesco magnifico Ponte Nuevo nella cornice delle splendide montagne della Serranìa de Ronda disseminate di piccoli villaggi dalle tipiche case bianche intonacate a calce. L’ antica e animata cittadina, patria della corrida, meriterebbe davvero più tempo per una visita, ma dobbiamo proseguire sotto il sole ardente per raggiungere Antequera nostra prossima meta. La città ci appare subito come una delle più attraenti dell’ Andalusia. Abbellita nel XV e XVI secolo da decine di chiese e sontuose residenze nobiliari noi oltre a compiacerci della ricchezza dei monumenti godiamo del fresco e della deliziosa cucina Andalusa in un gradevole ristorante con tavoli all’aperto in un angolo davvero suggestivo del bellissimo centro storico. Al mattino si riparte con entusiasmo, ci aspettano un certo numero di “pieghe” lungo la strada che ci porterà a El Torcal. Madre natura ha scolpito questa montagna di 1336 m in una delle più strane e suggestive formazioni rocciose. I 12 km quadrati di roccia calcarea nodosa, seghettata, turrita e profondamente frastagliata che formano il parco, ebbero origine, come fondo marino, 150 milioni di anni fa, oggi ospitano rapaci e stambecchi che, anche noi, riusciamo a scorgere numerosi. Oggi viaggiamo in vicinanza delle montagne più alte della Spagna continentale ed il caldo è meno soffocante, ma nonostante questo il nostro “inossidabile Valentino” sembra vittima di una delle sue tanto citate “ossidazioni” e cede al mal di schiena. Nota dolente della tappa odierna è la rottura del cuscinetto del pignone della moto di Claudio che non dimostra proprio di prenderla con filosofia. Avvicinandosi a Granata la scorgiamo magnifica con la sua rigogliosa vegetazione, un’oasi di verde in questa regione arida. La città ci accoglie con il suo traffico caotico che si estingue verso il tramonto lasciandoci tranquilli ad ammirare affascinati ciò che resta di due secoli di splendore artistico e scientifico che fecero di Granada una delle città più ricche dell’Europa medioevale. Gironzoliamo per il centro storico, questa intrigante mescolanza di luoghi storici e attrattive moderne portandoci verso Plaza Nueva dove scegliamo di cenare nel più caratteristico localino che la fantasia porti ad immaginare. Stretti stretti nei minuscoli tavolini beviamo la solita cerveza ghiacciata e affamati ed incuriositi ordiniamo una gran varietà di cibi che conservano profumi e fragranze del passato arabo mentre ci accingiamo a prendere in considerazione di inserire nel programma di domani un ipotetico “gran premio della montagna” che consisterebbe nell’arrampicarsi sul monte Mulhàcen (3482 m). Ci vuole del bello e del buono per convincere il gruppo dei miei “scatenati” compagni di viaggio a desistere dall’impresa!

Al mattino si riparte in direzione della costa ci inerpichiamo sulla Sierra Nevada attraversando le splendide vallate di Las Alpujarras dove, aridi colli segnati da profondi burroni si alternano a dozzine di bianchi villaggi distesi accanto a ripidi torrenti circondati, come oasi, da giardini, frutteti e boschi. Il panorama ci ricorda l’Alto Atlante marocchino con i pendii coltivati a terrazze intersecati dai sistemi di irrigazione. La strada non è facile, strettissima e tortuosa è fiancheggiata da dirupi, fortunatamente il traffico è scarso e il caldo accettabile. Proseguendo ci siamo addentrati nella provincia di Almeria la regione più arida della Spagna con ampie distese semidesertiche rocciose.

Scendiamo verso il deserto di Tabernas un paesaggio da “selvaggio West” che ricorda i calanchi dell’Arizona dove andiamo a visitare gli Studios i set cinematografici, oggi diventati un’attrazione turistica. Qui negli anni ‘60 e ’70, si giravano film western quali “Per un pugno di dollari” “I magnifici 7”“Il buono, il brutto e il cattivo”. Ci consentono di entrare in moto negli studios e, sarà ricordare i film della nostra infanzia….. in sella ai nostri scrambler ci sentiamo cow boy e fuorilegge e giriamo, sotto la regia di Valentino, alcune scene di “Spaghetti Scrambler Western” , naturalmente con rapina in banca e sparatoria col morto. L’idea di sostituire i cavalli con le moto ha un interessante effetto cinematografico, il polverone alzato è dignitoso e lo spasso poi…

Verso il tramonto ci dirigiamo a Cabo de Gata. Qui si respira ancora un’atmosfera selvaggia e primitiva e tra scogliere e piccole penisole di straordinaria bellezza sitrovano alcune delle spiagge più solitarie e suggestive di tutta la Spagna. Decidiamo di sostare qui nel piacevole e rilassante villaggio di San Josè sul versante orientale del Cabo de Gata. Domani andremo ad esplorare i dintorni!

Ecco, tanto per non rammollire al sole, si parte lungo una strada sterrata per la Playa de los Genoveses, un’ampia striscia di sabbia bianchissima lambita da acque turchesi e poco più avanti Playa de Mònsul spiaggia di sabbia grigia preceduta da grandi massi di roccia vulcanica e con Valentino non poteva mancare la visita ad una miniera abbandonata nel villaggio di Rodalquilar dove un tempo era attivo un impianto per l’estrazione dell’oro. Peccato che questo tratto di costa naturalmente splendido sia economicamente sostenuto dall’orticultura intensiva in serra con il conseguente impatto ambientale che ha guadagnato alla zona il nome di “Plastic Coast”.

Dopo un giorno ad oziare si riparte con una tappa di 300 km lungo la costa che solo purtroppo per brevi tratti ci delizia con scorci veramente suggestivi rovinati, a nostro parere, dalla selva di condomini costruiti proprio sulla riva del mare, le seconde case al mare di tanti spagnoli e di mezza Europa. Arriviamo nei pressi di Torreveja, una brutta copia con palazzoni della Rimini degli anni ’60, con Valentino che lamenta discreti dolori alla schiena, la moto di Abramo con un problema elettrico di una certa entità tanto da dover essere caricata sul furgone e, per finire ci ferma pure la Guardia Municipal che spulcia letteralmente i documenti delle moto. Tutto in regola. La serata la trascorriamo in uno dei tanti locali “per turisti” sul lungomare e qualcuno di noi si fa vergognosamente tentare da una pizza. Nostalgia di casa?

Oggi tappa ancora più lunga 340 km lungo la costa anche qui deturpata da eccessiva cementificazione e, entrando nella regione valenciana, da numerosissime fabbriche. Il caldo è torrido e notiamo che purtroppo per noi il traffico intenso tiene in scarsa considerazione i motociclisti. Ci si mette anche la moto di Gianluca che vibrazione dopo vibrazione svita il tappo dell’olio dalla coppa e annaffia Abramo che fortunatamente, si fa per dire, è abbastanza vicino da ricevere l’olio sulla visiera del casco e che subito si lancia all’inseguimento di Gianluca per fermarlo ma lui fraintendendo l’intenzione crede sia un “ingaggio” e accelera! Quando ci riesce di fermarlo rabbocchiamo l’olio e constatiamo nessun danno alla moto, unica spesa l’acquisto di qualche gettone di un lavaggio sef-service in un vicino distributore, per lavare le moto, specialmente le pericolose gomme unte. Si arriva a Benicàssim ancora in tempo per un bagno in piscina prima di uscire per la movida. Più che sulla movida le nostre serate si concentrano sulla degustazione dell’ottima cucina in uno dei tanti localini che d’estate estendono i tavoli sul marciapiede antistante e, già di prima sera, sonoaffollati da famiglie e comitive di spagnoli ai quali sembra proprio che le pareti domestiche vadano strette.Oggi giornata di tutto riposo, c’è un bel luogo da visitare a pochi chilometri da Benicasim il Desierto de Las Palmas il nome esotico fa sognare chissà quali luoghi, in realtà si tratta di una verdeggiante catena montuosa (quindi “pieghe”) al centro della quale sorge un antico monastero carmelitano (desertoper i monaci significava “ritiro mistico”) e dalla cui sommità si gode un bellissimo panorama a 360°. La gita tutto sommato è breve e il resto della giornata lo trascorriamo in ozio tra un tuffo e l’altro, poi al calar del sole, che per faticare è l’ora migliore, iniziamo a preparare e a caricare le moto non senza un briciolo di tristezza.

Domani i nostri raiders partiranno con il furgone alla volta dell’ Italia e noi raggiunta Barcellona in treno vi resteremo per un giorno poi proseguiremo in aereo verso casa.

Al mattino acqua a catinelle! Il pensiero corre subito alla saggia decisione di andare a Barcellona in treno mezzo comodo, veloce e soprattutto asciutto! A Barcellona ci accoglie un sole molto pallido che viene coperto sempre più da nuvole temporalesche ma che ci danno il tempo di visitare fin quasi a sera la città a bordo di un comodo pulman a due piani dal belvedere del quale possiamo apprezzare appieno le belle costruzioni liberty di questa stupenda città tra cui spiccano le opere di Gaudì. Un diluvio d’acqua fa dirottare le nostre velleità turistiche verso una tranquilla serata in albergo. Sembra che la pioggia contrassegni ancor più il fatto che la nostra vacanza piena di sole, del quale spesso ci siamo lamentati, sia finita, domani si rientra in Italia e continueremo a sognare altri viaggi, altre mete….sempre in scrambler naturalmente!!!

INSERT COIN (... verso ovest)

un film di Valentino Bettini e degli Amici dello Scrambler
regia di Valentino Bettini

Realizzato durante il tour 2004 in Spagna il film-game vede "i nostri eroi" conquistare la terra di Don Chisciotte.
3200 chilometri sfidando il caldo torrido e strade non sempre agevoli dalle Costas di Barcellona alla Sierra Nevada in Andalusia passando per la Navarra, Castilla-La Mancha e Roja scoprendo l' affascinante entroterra e le splendide città d'arte.

 

 

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