Amici dello Scrambler | Club Ufficiale Ducati di Moto Storiche
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L'ING. FABIO TAGLIONI E IL MONOCILINDRICO MONOALBERO IN TESTA A COPPIE CONICHE
Ho accolto con piacere l'invito che mi hanno rivolto gli amici Maurizio e Ombretta Casadei, anima e corpo del gruppo "Amici dello Scrambler " di scrivere per tutti voi, delle nostre amate motociclette, avendo così l'occasione di raccontare alcuni aneddoti e qualche notizia utile su quello che da molti anni costituisce una delle idee che hanno reso famosa Ducati e l'ingegner Fabio Taglioni nel mondo: il monocilindrico monoalbero in testa a coppie coniche.
L'ingegner Taglioni, nasce a Lugo, nella Romagna "de Mutor" il 10 settembre 1920. Laureatosi all'Università di Bologna, dopo avere, per qualche tempo, insegnato come professore di meccanica e macchine utensili, presso le "Scuole Aldini" di Bologna, abbandona l'insegnamento perché spinto da un'innata passione per le motociclette e, presso la Mondial, ha una interessantissima esperienza occupandosi della squadra corse che lo porta a vincere per tre volte di seguito il "Campionato del Mondo 125 cc".
Quando, il primo maggio 1954, entra per la prima volta al n. 3 di via Cavalieri Ducati, nonostante abbia solo 34 anni, il suo curriculum è già estremamente prestigioso.
Nessuno però allora avrebbe immaginato che questo signore sarebbe diventato uno dei personaggi più importanti nella storia del motociclismo del dopoguerra e che l'azienda, per cui inizia a lavorare, diventerà, da quel momento, una delle più raffinate case motociclistiche del mondo.
Ing. Fabio Taglioni
Non sto ad elencare con quante e quali prodezze tecniche e sportive, sotto la guida del "Doctor T" (come lo hanno soprannominato con ammirazione all’estero), la Ducati riuscì a mettersi in luce nelle gare ed ad imporsi sul mercato.
Il monocilindrico monoalbero in testa a coppie coniche, nato alla fine della degli anni ‘50, sulla spinta delle sempre maggiori prestazioni, richieste dal mercato, aveva bisogno, 10 anni dopo, di alcune sostanziali modifiche in grado di potergli far accogliere una cilindrata prossima alla soglia dei 500 cc, all'epoca considerata il limite massimo per un mono, onde evitare il pericolo della detonazione.
Nel "carter stretti" infatti, la cilindrata, partita da 100, era arrivata fino a 350 cc.
Dell'importanza, del prestigio e del carisma raggiunto dai "carter stretti", tutti i motociclisti attivi fin dagli anni ‘50 hanno esperienza diretta.
Ing. Fabio Taglioni
Da queste esigenze, nasce una nuova famiglia di motori, i cosiddetti "carter larghi", che non solo rappresenta la serie di "mono" più potenti ed evoluti che la Ducati abbia prodotto, tralasciando l'episodio successivo dell'ibrido (ma meraviglioso) "Supermono", ma darà origine a tutta la serie di monocilindrici quattro tempi di grande cubatura da entro-fuoristrada che, grazie soprattutto, all'interpretazione delle case giapponesi, tanto successo tecnico, sportivo e commerciale hanno avuto a cominciare dalla fine degli anni ‘70 fino ai giorni nostri.
L'idea originale avuta da Taglioni, riguardo questo tipo di moto, si concretizzò, dopo alcuni tentativi precedenti, nella realizzazione del modello Scrambler (dall’inglese: arrampicatore).
Allo Scrambler quindi si deve il merito, per il suo grande successo commerciale più che ad ogni altro monocilindrico, di aver fatto conoscere e crescere Ducati nel mondo: si parla infatti di quasi 50.000 esemplari prodotti fra il ‘68 ed il ‘76, ma non esistono dati precisi e questa cifra va considerata come ordine di grandezza.
Questo, è stato il vero ruolo dello Scrambler creatura anch’essa della mente geniale dell’ing. Fabio Taglioni, tappa fondamentale della storia della moto italiana, così importante, da rendere dopo trent'anni ancora vivo il mito del monocilindrico nella coscienza di varie generazioni di motociclisti, oltre che nella cerchia di un ancora crescente numero di appassionati.

Grazie Fabio Taglioni rimarrai sempre nei nostri pensieri e… lunga vita allo scrambler e agli scrambleristi!!!!

ing. Roberto Rossi

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